Un’immagine che parla da sola: un gruppo di donne afghane, coperte da lunghi veli scuri, tiene in mano un pallone. I colori cupi, alle loro spalle una porta da calcio.
L’immagine, scattata in un luogo solitamente pieno di vita, si trasforma in una cornice muta: trasmette tutta la forza del silenzio e dell’assenza. È una fotografia che sta facendo il giro dei social e fa parte di una raccolta che vuole raccontare cosa significa oggi essere donna e atleta in Afghanistan.
La libertà nello sport, prima del silenzio
Lo scatto è parte di un progetto che intende restituire visibilità a chi, fino a pochi anni fa, aveva provato a conquistare il proprio spazio nello sport. Ragazze che, nonostante resistenze culturali e familiari, si erano avvicinate all’attività sportiva per semplice passione o come via di fuga.
Poi, con il ritorno dei talebani al potere, tutto si è fermato.
Divieti assoluti per campi e palestre. Le donne afghane sono state escluse da stadi, competizioni e persino dall’idea di allenarsi. La normalità sportiva in Afghanistan è diventata un ricordo proibito per tutte le donne.
Un certo numero di ragazze e donne che prima praticavano vari sport ha raccontato in anonimato all’Associated Press di essere stata intimidita con visite e telefonate dei Talebani, che le avvertivano di non impegnarsi più negli sport.
Non è solo uno sport negato, ma un diritto fondamentale cancellato. Queste foto sono un grido potente, il simbolo di una battaglia interrotta. Eppure, il colore acceso in mezzo al bianco e nero lascia uno spiraglio di speranza. È il segno che, nonostante i divieti, la memoria di ciò che è stato e il desiderio di libertà continuano a resistere. Le donne ritratte non stanno solo ricordando il loro passato sportivo: stanno mandando un messaggio al mondo intero.

Memoria, coraggio e resistenza delle donne afghane
Per molte atlete, praticare sport significava ritrovare fiducia e libertà. Un momento per staccarsi dalle pressioni familiari e sociali.
Questa possibilità è stata compromessa.
Con le loro testimonianze, queste donne invitano il loro Paese e il mondo a mantenere accesa l’attenzione su questa realtà.
Un pallone in mano, uno sguardo dritto: la libertà non si dimentica.
























































































































































































