La natura visuale di Georgia O’Keeffe e le installazioni concettuali di Yayoi Kusama sono l’espressione rivoluzionaria di due donne nell’arte. Due outsider in due tempi differenti ma legate da una forte intraprendenza e da uno scambio epistolare.
Entrambe provenienti dalla campagna, indipendenti e solitarie: Georgia O’Keeffe e Yayoi Kusama hanno fatto della loro arte il mezzo per comunicare con una realtà circostante tutt’altro che facile. Con la stessa determinazione hanno scritto il proprio destino a dispetto delle circostanze imprimendo il loro marchio di fabbrica nell’arte americana e mondiale. In un insospettabile linea circolare, sono una l’ispirazione dell’altra; benché creatrici di due stili a sé stanti, O’Keefe e Kusama ad oggi incarnano due icone di Donne nell’arte.
DALLA CAMPAGNA ALLA GRANDE MELA
L’atto di coraggio che lega le due artiste, due Donne nell’arte, fu quello di sfruttare la Grande Mela come trampolino di lancio per la loro carriera, alcune tra le più importanti correnti artistiche del ‘900 prendono infatti piede proprio a New York; ma questo significava anche fronteggiare i giudizi di una società patriarcale, le insinuazioni, i plagi di chi era più affermato.
Georgia O’Keeffe, cresciuta a fine ‘800 in una fattoria nel Wisconsin, non viveva una vita agiata e la prima battaglia per lei fu quella di riuscire a studiare per ciò che già era consapevole di voler fare: l’artista. La giovane Georgia raccoglie e dipinge fiori fin da giovanissima, quei fiori che poi sarebbero diventati oggetto di numerosi dei suoi dipinti e suo marchio di fabbrica, gli stessi che furono maliziosamente interpretati dalla presunzione di un pubblico perlopiù maschile.
Le opere dell’artista venivano infatti spesso lette ponendo come base il suo essere donna, e dunque i fiori erano l’organo genitale femminile e tutto il significato dei dipinti ruotava attorno alla fertilità e all’immagine del grembo materno. Ma quello che non veniva compreso è che Georgia O’Keeffe, con la sua cura delle sfumature e del colore, dipingeva quadri di forte impatto visivo, che non per forza dovevano avere un’interpretazione profonda, Georgia O’Keeffe è la madre del modernismo e rifiutava determinate limitazioni.
DONNE NELL’ARTE: LO STILE DI GEORGIA O’KEEFFE
Formatasi a Chicago O’Keeffe scopre presto di sentirsi stretta nelle regole della pittura formale e del realismo. Attratta invece dalle linee e dai colori dell’arte giapponese, si avvicina alla pittura astratta anche grazie al supporto del maestro Arthur Wesley Dow, trovando conforto nella rappresentazione della natura, con la quale esprimeva i suoi sentimenti.
Nel 1916 un amico di O’Keeffe ebbe l’ardire di inviare i carboncini dell’artista al conosciuto mercante d’arte Alfred Stieglitz, il quale ne fu profondamente colpito e li espose all’insaputa di Georgia. Inizialmente contrariata, l’artista ebbe in questo modo la possibilità di crescere e farsi conoscere, e sviluppò in futuro un rapporto anche personale con Stieglitz, che divenne suo marito.
In New Mexico e in Texas Georgia O’Keeffe scopre un nuovo modo di rappresentare quei paesaggi aridi, che poi la contraddistingueranno; osserva i paesaggi da vicino, mettendo spesso in primo piano oggetti che normalmente verrebbero trascurati, come l’iconica testa d’ariete. La pittura di O’Keeffe è intensa, vivida e l’attenzione al colore rende unici i dettagli messi sulla tela.
UNA LETTERA E UN’INSAPETTATA RISPOSTA CHE CAMBIA TUTTO: IL SOTTILE SODALIZIO TRA DUE DONNE NELL’ARTE
Madre del modernismo, una delle due Donne nell’arte di cui vi parlo, Georgia O’Keeffe testimonia un punto di svolta nell’arte americana e non solo: la sua personalità stimolante e determinata arriva oltreoceano fino in Giappone, dalla giovane Yayoi Kusama. Oggi è un’icona, ma la sua carriera ha inizio grazie ad una corrispondenza proprio con Georgia O’Keeffe.
Yayoi Kusma nasce nel 1929 nella campagna di Matsumoto; a differenza dell’artista americana, cresce in una famiglia benestante ma sviluppa i suoi demoni fin dalla tenera età a causa della situazione familiare. La madre si opponeva fermamente alle volontà artistiche di Yayoi e spesso la sorprendeva alle spalle mentre disegnava, strappandole il lavoro.
Questo impattò fortemente lo stile futuro dell’artista, che per tutta la sua carriera ha conservato l’abitudine a lavorare frettolosamente e in maniera compulsiva. Costretta dalla mamma a spiare il padre per coglierlo durante i suoi numerosi tradimenti, Yayoi Kusama sviluppa una forte repulsione per il sesso maschile e comincia ad essere tormentata dalle allucinazioni, che saranno poi la fonte della sua arte ossessiva e del suo inconfondibile stile a pois.
Il punto di svolta arriva quando l’artista giapponese decide di scrivere una lettera alla sua musa ispiratrice Georgia O’Keeffe, chiedendole un consiglio per intraprendere la carriera artistica. O’Keeffe inaspettatamente risponde e anche piuttosto pragmaticamente: un trasferimento a New York sarebbe stato il punto di partenza.
Nella Grande Mela anche Yayoi Kusama deve fare i conti con la società patriarcale del 1958, chiusa di fronte al suo tipo di genialità; l’artista giapponese si considerava un’opera d’arte vivente ed era spesso la protagonista dei suoi lavori.
Un’outsider, spesso incompresa. Una forte determinazione l’ha condotta ad imporsi sulla scena americana anche quando era accusata di eccedere nell’autopromozione.
DONNE NELL’ARTE: I POIS DI YAYOI KUSAMA
L’unicità di Yayoi Kusama sta nel trasporre la sua psiche compromessa nel suo lavoro, dando vita a un’arte concettuale contemporanea di straordinaria originalità, con colori, forme e installazioni gigantesche. Il suo marchio distintivo sono indubbiamente i polka dots, i pallini infiniti che identificano la maggior parte delle sue opere.
La ripetitività è una forma di guarigione per Yayoi Kusama, come dichiara lei stessa: l’obiettivo era quello di auto-cancellarsi scomparendo nelle sue stesse opere. L’operazione sorprendente è quella che l’artista fa con lo spettatore stesso, creando delle opere che controllino chi le vede, o meglio chi vi entra. Uno dei progetti più famosi di Yayoi Kusama è infatti l’installazione delle cosiddette infinite room, stanze caratterizzate dalla ripetizione di un oggetto che danno appunto la sensazione di trovarsi in uno spazio infinito.
LA COLLABORAZIONE CON LOUIS VUITTON E IL RITIRO IN OSPEDALE PSICHIATRICO
Yayoi Kusama decide consapevolmente di ritirarsi in un ospedale psichiatrico in Giappone nel 1977, nel quale vive tutt’ora, senza rinunciare alla sua arte, anche alla veneranda età di 94 anni. Ogni giorno si reca al suo studio per lavorare e creare, vanta un patrimonio artistico unico, conosciuto in tutto il mondo e facilmente identificabile.
Una delle sue collaborazioni più celebri ad oggi è quella con Louis Vuitton. Il brand di haute couture ha installato sul suo Palazzo a Parigi gli iconici cerchi colorati e una scultura gigante dell’artista.