Il ruolo delle ONG nella Striscia di Gaza. Aiuti umanitari e servizi alla popolazione, tra sfide e successi

ONG nella striscia di gaza

Si aggrava di ora in ora la crisi umanitaria a Gaza. L’offensiva israeliana, lanciata dopo l’attacco di Hamas, sta sottoponendo 2,4 milioni di abitanti a un assedio senza precedenti, con bombardamenti continui e mancanza di acqua, cibo ed elettricità. Nonostante gli appelli per il cessate il fuoco da parte delle ONG nella Striscia di Gaza e di tutte le organizzazioni umanitarie del Mondo, il presidente Benjamin Netanyahu continua a escluderlo fortemente.

 

Le ONG nella Striscia di Gaza sono presenti sin dalle origini di un conflitto che sembra non avere mai fine. L’impegno e il lavoro svolto negli anni dell’assedio da ONG e agenzie ONU è stato importantissimo.

 

Il RUOLO DELLE ONG NELLA STRISCIA DI GAZA

 

ONG nella striscia di gaza

 

Per esempio durante il conflitto del luglio-agosto 2014, che ha determinato il più elevato numero di sfollati dal 1967, l’AICS, ovvero l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e il Ministero degli Esteri, hanno collaborato al fine di finanziare progetti e promuovere accordi sia bilaterali che multilaterali. In quella occasione sono stati anche stanziati 15 milioni di euro, con delibera del Consiglio dei Ministri n°52/2018, utili alla ricostruzione di Gaza.

II ruolo delle ONG nella Striscia di Gaza è stato dunque da sempre fondamentale, non solo per facilitare l’arrivo di aiuti, servizi e beni di prima necessità nel territorio, ma anche per provare ad avviare un processo di pace, che in questo momento sembra davvero così lontano.

Vista l’attuale situazione infatti le Organizzazioni Non Governative Internazionali stanno avendo non poche difficoltà a operare sul territorio e stanno provando quanto meno a lanciare numerosi appelli affinché si possa aiutare la popolazione. L’ingresso di un numero limitato di camion e di aiuti umanitari dal valico di Rafah inoltre non basta assolutamente a soddisfare le necessità delle persone intrappolate nella Striscia.

 

L’APPELLO AL GOVERNO E AL PARLAMENTO DI AMNESTY ITALIA E DI AOI

 

Il ruolo delle ONG nella Striscia di Gaza. Aiuti umanitari e servizi alla popolazione, tra sfide e successi

 

A livello nazionale l’influenza delle ONG nella Striscia di Gaza si evidenza a partire dall’appello che Amnesty e AOI, l’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale, hanno fatto al governo e al parlamento per porre al centro della loro azione politica i diritti umani, affinché si possa arrivare a un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e all’arrivo di aiuti umanitari ai civili.

Viene chiesto altresì all’esecutivo di astenersi dall’invio di armi a qualsiasi parte coinvolta nel conflitto, al fine di rispettare il diritto internazionale umanitario.

 

Silvia Stilli, presidente di AOI, in questa occasione ha dichiarato:

 

I nostri operatori ci raccontano che nella Striscia di Gaza c’è bisogno di tutto: carburante per ospedali e ambulanze, cibo e acqua, elettricità, beni essenziali e salvavita, equipe mediche. Gli ospedali sono sovraffollati, i medici sono costretti ad operare nei corridoi. Il valico di Rafah è stato aperto due giorni permettendo l’ingresso di pochissimi camion di aiuti umanitari, meno del 20% degli aiuti prima della crisi. È necessario aprire altri varchi.

 

Invece Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International ha detto:

 

E’ necessario chiamare le cose con il loro nome: sono crimini di guerra ed è violazione del diritto internazionale umanitario. Invece c’è una attenzione sugli attori e non sulle azioni, con narrazioni molto di parte.

 

LE ONG NELLA STRISCIA DI GAZA: LA SITUAZIONE ATTUALE

 

Il ruolo delle ONG nella Striscia di Gaza. Aiuti umanitari e servizi alla popolazione, tra sfide e successi

 

Le poche agenzie dell’ONU e le ONG rimaste nella Striscia di Gaza testimoniano una situazione devastante, nella quale i valori umani sono stati ridotti a brandelli e lo stesso ordine civile sta iniziando a vacillare. L’allarme è stato lanciato dopo che la disperazione di migliaia di civili li ha portati ad assalire i magazzini gestiti dalle Nazioni Unite e altri centri di distribuzione, per poter prendere cibo e beni di prima necessità.

L’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati palestinesi, l’UNRWA, e il World Food Programme sono state tra le prime organizzazioni umanitarie a denunciare questa situazione, nonché le ripetute interruzioni delle comunicazioni. È stato preso d’assalto il magazzino di Deir al-Balah, dove l’UNRWA accumulava i convogli umanitari provenienti dall’Egitto e un magazzino contenente 80 tonnellate di diversi generi alimentari.

Thomas White direttore degli affari dell’UNRWA nella Striscia di Gaza, ha detto che:

Questo è un segnale preoccupante che l’ordine civile sta iniziando a crollare dopo tre settimane di guerra e un duro assedio su Gaza. Le persone sono spaventate, frustrate e disperate. Le tensioni e la paura sono state aggravate dai tagli alle linee telefoniche e di comunicazione Internet. Si sentono soli, tagliati fuori dalle loro famiglie all’interno di Gaza e dal resto del mondo. Il massiccio sfollamento di persone dal nord della Striscia di Gaza verso sud ha esercitato un’enorme pressione su quelle comunità, aggiungendo ulteriore onere ai servizi pubblici fatiscenti.  Alcune famiglie hanno accolto fino a 50 parenti che hanno trovato rifugio in una sola famiglia. Le scorte sul mercato si stanno esaurendo mentre gli aiuti umanitari che arrivano nella Striscia di Gaza con i camion dall’Egitto sono insufficienti. I bisogni delle comunità sono immensi, anche solo per la sopravvivenza di base, mentre gli aiuti che riceviamo sono scarsi e inconsistenti. Fino ad oggi poco più di 80 camion di aiuti sono entrati a Gaza in una settimana. 

La situazione attuale per le ONG nella Striscia di Gaza non è dunque facile. La speranza è che arrivi presto un cessate il fuoco e che la pace, unica strada reale per evitare inutili morti, sia rapidamente la soluzione più auspicabile.

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