La Nanotecnologia è una branca della tecnologia fusa alla scienza applicata che opera sull’infinitamente piccolo. Essa studia infatti ciò che non è direttamente percepibile all’occhio umano, occupandosi della materia nella dimensione del nanometro, ovvero un miliardesimo di metro, e ideando materiali seguendo questa scala dimensionale, modificandone la disposizione degli atomi. Il suo utilizzo si è esteso nel tempo a diversi settori, da quello farmaceutico a quello elettronico, passando per l’uso della Nanotecnologia nel settore alimentare.
L’applicazione della Nanotecnologia nel settore alimentare prevede una varietà diversificata di impieghi: da quello per favorire l’assorbimento dei cibi al miglioramento dei gusti, dei sapori e della consistenza degli stessi.
GLI USI DELLA NANOTECNOLOGIA NEL SETTORE ALIMENTARE
La Nanotecnologia nel settore alimentare viene, ad esempio, utilizzata com funzione antiagglomerante attraverso additivi alimentari, come le nanoparticelle di biossido di silicio che si trovano negli alimenti liofilizzati o nel caffè istantaneo per assorbire l’umidità del prodotto. Esse vengono usate anche nelle gomme da masticare con funzione abrasiva.
La maionese è altresì un’emulsione di nanoparticelle e gli integratori alimentari incapsulano al loro interno piccole frammenti nutritivi. La lucentezza di alcune glasse alimentari o la brillantezza dello yogurt sono ottenute tramite l’utilizzo della Nanotecnologia, così come la viscosità di alcuni cibi o il sapore croccante dei biscotti, e si potrebbe continuare all’infinito.
Bisogna dire poi che la nostra alimentazione è piena di micro composti a carattere totalmente naturale, come le vitamine, proteine e oligosaccaridi e altre particelle prodotte dal nostro stesso organismo.
La Nanotecnologia nel settore alimentare risulta inoltre proficua nel packaging degli alimenti per aumentarne la resistenza e l’adattabilità del prodotto. Esistono materiali FCM, ovvero Food Contacts Materials, per proteggere i cibi e conservarli più a lungo, capaci di assorbire i gas ed evitare la formazione di microorganismi nocivi all’uomo. Alcune confezioni di bibite gassate contengono microparticelle di argilla, utili a evitare la dispersione di anidride carbonica e a conservare le caratteristiche tipiche di certe bevande, come in alcuni tipi di birra.
LA NORMATIVA VIGENTE
Per usare la Nanotecnologia nel settore alimentare è necessario essere provvisti di apposita certificazione, al fine di proteggere anche il consumatore da eventuali rischi. Bisogna infatti presentare all’Autorità Alimentare Europea, l’EFSA, una precisa documentazione scientifica che certifichi la sicurezza della nanoparticella che verrà utilizzata all’interno del prodotto.
L’ESFA dal canto suo aggiorna in continuazione le sue linee guida, studiando tutti i nanomateriali in circolazione e valutando gli eventuali pericoli derivanti da essi. Essa è inoltre obbligata a fornire un parere formale alla Commissione Europea, parlandone con tutti gli Stati Membri, al fine di valutare l’effettivo utilizzo dei materiali stessi.
Sempre per proteggere in primis il consumatore, esiste poi il Regolamento 1169/2011 che prevede l’obbligo da parte di chi usa la Nanotecnologia nel settore alimentare di indicare sull’etichetta del prodotto la presenza di eventuali nanoparticelle.
LA NANOTECNOLOGIA NEL SETTORE ALIMENTARE E GLI EVENTUALI RISCHI PER LA SALUTE
Abbiamo visto come la Nanotecnologia nel settore alimentare sia utilizzata in modi differenti, dalla conservazione delle caratteristiche organolettiche del prodotto alla innovazione nella produzione stessa degli alimenti. Ma il loro utilizzo potrebbe avere seri problemi sulla salute dell’uomo?
Rilasciando nell’aria nanoparticelle si potrebbe mettere a rischio la salute umana e l’ambiente. Esse possono infatti essere assorbite attraverso le vie respiratorie, causando possibili effetti collaterali e tossici. Il problema principale è che al momento non si è a conoscenza del grado di biodegradabilità di queste piccolissime particelle e del loro impatto reale sul corpo umano e sull’ecosistema.
Ci sono però studi che ne confermano il grado di tossicità su alcune piante, che assorbendole ne conserverebbero degli elementi anche nelle parti commestibili. Allo stesso modo il maggior pericolo possibile a livello acquatico è che la loro presenza potrebbe entrare nella catena alimentare ed essere assunte da alghe e pesci.
Tornando agli esserei umani e agli studi sui possibili effetti tossici dell’uso della Nanotecnologia nel settore alimentare, come abbiamo già accennato, esiste una forte lacuna conoscitiva. È stata osservata una certa tossicità di alcune determinate nanoparticelle analizzate in vitro e in vivo, ma sono carenti i dati legati legati alla trasmissibilità e alla loro reazione all’esposizione orale.
Sarebbe necessario affrontare studi più duraturi e mirati, analizzando le reazioni specifiche che si potrebbero innescare quando le nanoparticelle entrano nel nostro organismo. Intanto la virtù sta nel mezzo. Per mettersi al riparo da eventuali pericoli derivanti dalle Nanotecnologie, al consumatore non rimane che affidarsi a una alimentazione equilibrata che magari alterni cibi freschi a quelli con conservanti.