Chi era Theo Angelopoulos, nato 89 anni fa. Il regista che raccontò la Grecia

Theo Angelopoulos

I teorici descriverebbero il suo come un Cinema di poesia. Narratore della Grecia moderna, Theo Angelopoulos racconta il suo paese attraverso lunghe e affascinanti meditazioni.

 

Di ispirazione Brechtiana, Theo Angelopoulous punta tutto sull’immagine, prediligendo lunghi piani sequenza e lentissime rappresentazioni dense di metafore ed allegorie. Non mancando di citare l’antichissima tradizione mitologica del suo paese, il regista disegna una Grecia nebbiosa raccontandone la crisi politica e identitaria. Lo sguardo distaccato e al contempo consapevole, che si posiziona lontano, permette una visione più ampia e critica dei fatti narrati, antepone il totale rispetto alla singola introspezione nel personaggio.

 

L’ABBANDONO DELLA FACOLTA’ DI LEGGE E L’INTERESSE PER LA POLITICA

 

Theo Angelopoulos

 

Nato 89 anni fa ad Atene, Theo Angelopoulos esplora i temi sociali fin dalla giovane età, deciso a raccontare la politica e la crisi del suo paese. Dopo aver abbandonato la facoltà di legge prematuramente, si trasferisce a Parigi inseguendo la passione per la settima arte. Frequenta corsi di cinema e teatro e si avvicina all’antropologo e regista Jean Rouch, intraprendendo poi la carriera giornalistica una volta tornato in Grecia, dove lavora per il quotidiano di sinistra Demokratiki Allaghi. Con l’obiettivo di mettere in scena la cultura nazionale della sua terra, contrastando il genere turistico che caratterizzava il cinema greco in quegli anni, passa ufficialmente alla regia tra il 1965 e 1968, con il suo primo cortometraggio La trasmissione.

 

IL PERSONALISSIMO DIPINTO STORICO DI THEO ANGELOPOULOS

 

Chi era Theo Angelopoulos, nato 89 anni fa. Il regista che raccontò la Grecia

 

Nel suo primo lungometraggio Ricostruzione di un delitto, comincia a definirsi lo stile di Theo Angelopoulos, che precede la fase della cosiddetta trilogia storica. Anaparatasi, del 1970, mette in scena un fatto di cronaca nera avvenuto sull’Epiro, ma senza effettivamente mostrarlo. Lo spettatore non assiste mai direttamente all’omicidio in questione, ma si trova all’esterno. Ciò che interessa al regista non è infatti la ricostruzione del fatto in sé, ma il rappresentare metaforicamente le contraddizioni della società greca.

Il cinema di Angelopoulos apre lo sguardo sul non-detto, facendo largo uso di ellissi temporali che diventeranno in seguito un tratto stilistico del regista greco. Lo spettatore è sbalzato di continuo in un progredire a-cronologico che non gli permette di avere una piena conoscenza della vicenda, ma mira piuttosto a rendere significativa proprio quella sensazione, lavorando molto sull’immagine. Negli anni successivi, il cineasta si concentra su quella che sarà poi definita trilogia storica, primo massiccio lavoro della sua carriera, che definisce i suoi principi, e che comprende I giorni del 36’, La recita e I cacciatori.

Angelopoulos critica fortemente la mera ricostruzione storica, secondo lui guidata dal principio falsificatore; servendosi di piani sequenza, ellissi e tempi morti, sviluppa la sua opera dando spazio ad un particolare impatto visivo dallo sguardo ampio e meta-teatrale. Il primo film della trilogia, I giorni del 36’, restituisce il clima presente attorno alla dittatura di Metàxas, raccontandola indirettamente, poiché questa è rappresentata dalla struttura del film stessa. Lo spettatore si troverà sempre fuori campo, dubbioso, eppure in qualche modo, sapendo.

Tutto ciò che nel film è importante, ho cercato di metterlo dietro le porte o al telefono, o non è detto, o è soltanto mormorato. Theo Angelopoulos

 

LA CONSACRAZIONE DI THEO ANGELOPOULOS CON LA RECITA

 

Theo Angelopoulos

 

La recita, del 1975, apre gli occhi al pubblico allo stile innovativo di Theo Angelopoulos, con un’opera sulla rappresentazione stessa, densa di significati allegorici e riferimenti alla mitologia greca. I diversi piani narrativi si confondono tra loro mentre seguiamo le vicende di una compagnia teatrale itinerante. Lunghe carrellate, ampie vedute, inquadrature di gruppo, caratterizzano l’opera maestra del cineasta greco, che verrà ricordato per suo lirismo poetico.

Preponderante, insieme alla caratteristica fotografia nei suoi film, è anche l’uso della musica intradiegetica, che torna ripetutamente attraverso i canti e le danze dei protagonisti. Tra digressioni e salti temporali, La recita segue la storia della politica greca che va dal 1939 al 1952, la quale si mescola alla vita personale del gruppo di teatranti in viaggio. La trilogia storica del regista greco si chiude con I cacciatori, decisamente più cupo rispetto agli altri due lavori, ma che inizia ad anticipare quella messa in scena più poetica, che avrebbe caratterizzato le successive trilogie.

 

I PREMI E IL FILONE ESISTENZIALE DI THEO ANGELOPOULOS

 

Theo Angelopoulos

 

Numerosi sono stati i premi attribuiti. Nel 1980, con Alessandro Il Grande, Theo Angelopoulos vince il Leone d’oro alla Mostra del Cinema di Venezia, che sarà seguito dal Leone d’argento nel 1988 per Paesaggio nella nebbia, terzo film della cosiddetta trilogia del silenzio. Il silenzio secondo il regista greco è direttamente collegato al tema del viaggio e dell’esilio, che caratterizzeranno molti dei suoi lavori successivi. Lo stile del cineasta si sta lentamente spostando verso una visione più drammatica ed esistenziale, passaggio al quale contribuì in maniera essenziale l’incontro e il sodalizio con lo sceneggiatore Tonino Guerra.

Angelopoulos, attraverso lo sguardo sul suo paese riflette sulla condizione umana e sulle ossessioni con le quali siamo condannati a vivere. Il suo sguardo sulla modernità ha regalato alla settima arte delle incredibili opere visive, forse troppo poco considerate, che hanno affrontato temi di forte sensibilità. Angelopoulos si aggiudica il Nastro d’argento Europeo nel 1995 con Lo sguardo di Ulisse, che insieme a Il Passo sospeso della cicogna e a L’eternità e un giorno, formerà quella che sarà detta la trilogia delle frontiere.

 

L’ULTIMA TRILOGIA E LA MORTE IMPROVVISA

 

Chi era Theo Angelopoulos, nato 89 anni fa. Il regista che raccontò la Grecia

 

Theo Angelopoulos ci lascia nel 2012 improvvisamente a causa di un incidente stradale, nel quale rimane investito da un motorino. Il regista lascia così incompiuta la sua ultima opera, L’altro Mare, che avrebbe dovuto chiudere la quarta trilogia dopo La sorgente del fiume e La polvere del tempo. Nel suo ultimo lavoro, Angelopoulos avrebbe messo in scena la crisi in Grecia filmando manifestazioni e disordini della collettività, avendo come unico attore pagato Toni Servillo. Il film sarebbe stato potuto concludere dal regista Wim Wenders, ma il progetto fu interrotto a causa di conflitti di interesse con la famiglia del regista greco.

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