E quindi uscimmo a riveder le stelle, recitava l’ultimo verso dell’Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri. Guardare il cielo, le stelle, esplorare con gli occhi la volta celeste assieme a tutti i suoi satelliti e pianeti, ha da sempre avuto un fascino indiscusso, e non solo in ambito letterario. A tal proposito è fresca la notizia di una mappa celeste scoperta in Friuli.
Questo ritrovamento avvenuto sul Carso Triestino ha un importanza internazionale, sia dal punto di vista astronomico che archeologico. La mappa celeste scoperta in Friuli potrebbe essere infatti la più antica mai trovata, risalente addirittura a 2400 anni fa. Lo studio relativo alla sua scoperta è stato inserito nella rivista tedesca Astronomische Nachrichten, una delle più rinomate in ambito astronomico, e vede le firme e le menti di Paolo Molaro, astronomo presso l’Istituto Nazionale di Astrofisica di Trieste, e Federico Bernardini, archeologo dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.
LA SCOPERTA DELLE DUE PIETRE CIRCOLARI
A proposito della mappa celeste scoperta in Friuli, Paolo Molaro ha detto, in un’intervista a Media Inaf, il Notiziario dell’Istituto Nazionale di Astrofisica:
Circa due anni fa sono stato contattato da Federico Bernardini, che non conoscevo, dicendomi che aveva bisogno di un astronomo, perché gli sembrava di aver identificato la costellazione dello Scorpione in una pietra del Carso. La mia prima reazione è stata di incredulità, dato che la parte meridionale dello Scorpione è appena sopra l’orizzonte alle nostre latitudini. Ma poi, scoprendo che la precessione degli equinozi lo alzava di circa 10-12 gradi e l’impressionante coincidenza con la costellazione, ho cominciato ad approfondire la questione. Così ho identificato Orione, le Pleiadi e, nel retro, Cassiopea. Tutti i punti presenti tranne uno.
Unendo le forze è iniziata dunque questa collaborazione tra Paolo Molaro e Federico Bernardini, che, come il primo racconta nell’intervista, è nata ben due anni fa portando a questa strepitosa scoperta e agli studi relativi al ritrovamento della mappa celeste in Friuli.
Nello specifico, nel Carso triestino, nei pressi dell’ingresso del Castelliere, un’antichissima roccaforte a scopo difensivo, di Rupinpiccolo, sono state rinvenute due pietre circolari. La prima delle due ha una semplice forma rotonda, senza altri particolari trattamenti o lavorazioni, e dovrebbe rappresentare il disco solare. La seconda invece potrebbe essere la più antica carta del cielo mai trovata.
LA RAFFIGURAZIONE E LA STRUTTRA DELLA MAPPA CELESTE SCOPERTA IN FRIULI
La mappa celeste in Friuli è stata ritrovata all’interno di una pietra circolare di 50 cm di diametro e 30 cm di spessore. Sulla superficie di questa roccia ci sono 29 incisioni, 24 su un fianco e 5 sull’altro lato. Di queste incisioni, 28 sono state identificate e sono sovrapponibili tra loro in maniera molto esatta e meticolosa alle stelle delle Pleiadi, dello Scorpione e di Cassiopea.
Le incisioni appaiono irregolari ma, a quanto pare, non sono opera di un’erosione naturale, ma sono state realizzate da una mano umana con scalpello, presumibilmente con una punta da 6-7 mm, e martello, in maniera grossolana e primitiva. Pare inoltre che uno strumento di bronzo compatibile a queste incisioni, conservato oggi presso il Museo archeologico di Muggia, sia stato ritrovato non lontano, nel Castelliere di Elleri.
Paolo Molaro, per identificare le costellazioni, si è avvalso di un simulatore della volta celeste di periodi storici passati chiamato programma Stellarium. Grazie a questo strumento è riuscito, ad esempio, a comprendere la posizione visibile dal Castelliere della stella Sargas della costellazione dello Scorpione durante il 1800 a.C. e il 400 a.C..
Alla mappa celeste in Friuli manca però l’identificazione della 29esima incisione. L’ipotesi più plausibile è che si tratti di una supernova o di un corpo celeste dissolto a causa di un fenomeno astronomico transitorio. Al suo posto, in quel preciso punto del cielo, potrebbe essere comparso oggi un buco nero.
LA MAPPA CELESTE IN FRIULI E’ DAVVERO LA PIU’ ANTICA MAI TROVATA?
Al di là che venga confermata o meno il suo primato, la mappa celeste in Friuli apre affascinanti e suggestivi quesiti, in primis sui fautori delle incisioni, in un periodo in cui gli abitanti del posto non conoscevano affatto la scrittura. Tornando alla questione della sua datazione, se venisse confermata, sarebbe anche la testimonianza di un forte interesse nei confronti dell’astronomia già nell’Europa preistorica.
Ricordiamo che al momento la più antica raffigurazione del Sole, della Luna e delle Pleiadi riconosciuta, anche se si tratta di una rappresentazione di natura simbolica e non fedele, è presumibilmente il disco di Nebra. Esso è un oggetto in bronzo con intarsi in oro, proveniente dalla Germania e risalente al 1600 a.C. circa. Altra mappa un pò più fedele, derivata dal catalogo di Ipparco del 135 a.C., è risalente invece al I secolo a.C.
Una cosa è certa: l’uomo ha da sempre avuto una certa propensione a guardare il cielo, con gli occhi rivoli in alto, affascinato dalla vastità e dalla bellezza di quello che si trovava di fronte, e la scoperta della mappa celeste in Friuli sarebbe solo una delle tante conferme.