È la Giornata mondiale dell’abbraccio. Ecco gli abbracci più iconici della storia del cinema 

È la Giornata mondiale dell’abbraccio. Ecco gli abbracci più iconici della storia del cinema 

Ognuno di noi ha un modo diverso di dare e ricevere affetto. Un abbraccio però, specialmente se sincero, è da sempre una dimostrazione universale ed empatica di mancanza, condivisione, abbandono, stima, amore, desiderio. Un semplice sostantivo maschile che può riscaldare due o più persone in unico brevissimo istante. Oggi, Giornata mondiale dell’abbraccio, è un’occasione per ripensare a tutte le scene di affetto più celebri della storia del cinema.

 

Poeti, musicisti, romanzieri, pittori, fotografi hanno usato la loro arte per mettere in scena tutte le sfaccettature di questa parola. Oggi parliamo di come l’arte cinematografica ha reso merito a questo esaltante momento. Nella Giornata mondiale dell’abbraccio, vediamo il punto di vista dalla macchina da presa di tre grandi registi sul tema.

 

GIORNATA MONDIALE DELL’ABBRACCIO: MILOS FORMAN

 

giornata mondiale dell'abbraccio

 

Il regista cecoslovacco ha al suo attivo alcuni capolavori della storia del cinema. Fra questi il più riuscito per molti è Qualcuno volò sul nido del cuculo. Un film che ha segnato un solco, trattando per la prima volta un argomento molto delicato come il disagio presente negli ospedali psichiatrici statali. È stata una vera e propria denuncia sul trattamento inumano riservato ai pazienti, alla discriminazione verso un mondo che era meglio nascondere agli occhi della società vincente.

Una pellicola da consigliare anche ai più giovani, a chi si diverte guardando un video di un senzatetto picchiato, a chi trova giusto voltare le spalle a qualsiasi richiesta d’aiuto. Una storia che colpisce lo spettatore lasciandolo senza fiato. In questo film Milos Forman mostra l’abbraccio come addio, come ultimo gesto d’amore verso chi non ha più scampo. Tocca quindi anche il delicatissimo campo dell’eutanasia, del congedo definitivo come pietà d’amore verso chi non ha più cartucce da sparare.

McMurphy, interpretato da uno stratosferico Jack Nicholson, non rispetta le regole, è un paziente considerato pericoloso in quanto amato e stimato dagli altri malati che vedono in lui una luce, una via di fuga. Questo per la struttura è un rischio troppo alto e viene quindi lobotomizzato e reso un vegetale. Grande Capo, interpretato dal gigantesco indiano Will Sampson, si accorge cosa è diventato il suo compagno di stanza e decide di ucciderlo per l’amore che prova per lui.

Prima di soffocarlo lo abbraccia in modo struggente, piangendo e ricordando chi era quell’uomo prima di essere reso innocuo. In quel gesto di estremo abbandono c’è dolore, fratellanza, umanità, compassione. Si tratta di una sequenza meravigliosa che dimostra il pensiero del regista sulla vita e su quando non sia più una gioia viverla.

 

GIORNATA MONDIALE DELL’ABBRACCIO: ROBERT ZEMECKIS

 

giornata mondiale dell'abbraccio

 

Il regista americano è considerato uno dei migliori al mondo nel saper raggiungere straordinari successi al botteghino legati a storie mai banali. I suoi film raccontano avvenimenti che fanno riflettere, ma anche innamorare e sognare come appunto nella migliore tradizione del cinema internazionale. Oggi parliamo di come ha usato l’abbraccio in Forrest Gump, una pellicola divenuta leggenda per il coraggio nel quale vuole comunicare speranza. Ognuno può farcela, anche l’atleta che parte per ultimo può arrivare primo. Una favola americana su scala mondiale, un inno verso le minoranze che vengono rappresentate dall’eroe senza macchia Forrest.

La scena che vi invito a vedere di nuovo è quella nella quale il protagonista, rientrato dalla guerra in Vietnam, si trova a Washington davanti ad un foltissimo pubblico a parlare della sua esperienza. Davanti a lui migliaia di giovani e fra loro all’improvviso sbuca Jenny, l’amore della sua vita. La ragazza è felicissima di vedere che Forrest è tornato vivo e vegeto dal conflitto bellico e corre verso di lui. Forrest, non appena la vede, fa altrettanto. S’incontrano a metà strada e si stringono in un abbraccio lunghissimo.

La voce fuoricampo di Forrest narratore dice: fu il momento più felice della mia vita. Non stanno insieme. Lui lo ha sempre sperato, lei capisce sia forse la cosa giusta ma non riesce ad accettare fino in fondo la diversità di Forrest. In quell’abbraccio c’è l’amore di lui, la gioia di lei nel saperlo vivo, la speranza dei presenti e degli spettatori che si sia formata una coppia. Questo abbraccio è un quadro, ha un’armonia che cattura chiunque non sia privo di organo cardiaco. Il National Mall, l’obelisco del Washington Monument, a distanza si scorge il Campidoglio, i due nella vasca con l’acqua sino alle ginocchia, un militare abbraccia una hippie: un vero dipinto.

 

L’ABBRACCIO DI QUENTIN TARANTINO E’ DIVERSO DAGLI ALTRI

 

giornata mondiale dell'abbraccio

 

Anche il re del pulp a suo modo sa abbracciare e ci mostra il suo talento in modo magistrale. In C’era una volta Hollywood c’è una scena nella quale l’attore al tramonto Rick Dalton, interpretato da Leonardo di Caprio, sta girando una scena western nei panni di un malvagio fuorilegge all’interno di un saloon. L’uomo ha sulle ginocchia una bambina e l’abbraccia forte al suo petto sventolando davanti ai suoi occhi una pistola. È un ostaggio che rivendica davanti al latifondista Wayne Maunder interpretato dal compianto Luke Perry.

La piccola attrice appare molto più matura e pronta rispetto a Dalton che risulta più insicuro e spento verso la fine della sua carriera. La scena però è molto intensa e la piccola prigioniera alla fine, da copione, viene scaraventata a terra dal fuorilegge. Quell’abbraccio di costrizione e ricatti mostra cattiveria, possesso, completa sottomissione di chi non può reagire. Tarantino mostra bene il lato oscuro e coercitivo dell’abbraccio. In questo caso lo fa nascondendosi dietro il regista di quella serie western.

Lui riprende altri che stanno girando una scena: geniale! La sequenza comunque finisce, Rick Dalton appare stanco, ma soddisfatto. Nonostante sia ormai un alcoolizzato, non ha dimenticato le battute ed è stato preciso nel ruolo. La bambina si rialza dal pavimento, a ciack concluso, e con grande sincerità si avvicina all’orecchio del più navigato compagno di set. Sussurra una serie di complimenti all’attore ed il talento di Leonardo Di Caprio riempie lo sguardo di un uomo fragile che si commuove. È sorpreso, commosso, soddisfatto, felice.

Qui parte un altro brevissimo ma intensissimo abbraccio che lascia Rick Dalton con le lacrime agli occhi. In questo secondo gesto di affetto viene fuori tutta la potenzialità che un abbraccio può trasmettere. Quel piccolo gesto ha il potere di far star bene lo spettatore che in quel momento si immedesima con un attore scalcinato che non crede più in sé stesso e si ricarica grazie all’approvazione sincera di una giovane stella emergente. Nella giornata mondiale dell’abbraccio abbiamo parlato di cinema quale espressione ultima di tante altre arti quali la pittura, la scrittura, la fotografia, la musica.

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