Il battesimo del fumetto made in Italy inizia ufficialmente il 27 dicembre 1908 con la pubblicazione del primo numero del Corriere dei Piccoli. Era una rivista settimanale ideata dalla giornalista Paola Lombroso Carrara con intenti pedagogici: ricorrere a figure, personaggi divertenti e colori accesi per promuovere giusti valori. La nascita del fumetto italiano ha rappresentato un invito chiaro ad iniziare a leggere sin dalla tenera età.
Il Corriere dei Piccoli pubblicava alcune tavole provenienti dall’estero, ma soprattutto dava spazio alla produzione italiana. I primi personaggi nostrani furono Bilbolblu di Attilio Mussino e Quadratino di Antonio Rubino. Dagli esordi sino al 1914 il giornale era composto da 16 pagine che raddoppiarono, nel 1915, con l’arrivo del mitico personaggio del Signor Bonaventura di Sergio Tofano. Ripercorriamo alcune tappe, dalla nascita del fumetto italiano sino ad oggi.
NASCITA DEL FUMETTO ITALIANO: SVILUPPO E CRESCITA
Il fumetto in America era già presente sui quotidiani, quindi era letto anche da adulti. In Italia invece il Corriere dei Piccoli era considerato soltanto un passatempo infantile. Nessuno agli inizia aveva preso sul serio questo mondo alternativo di lettura. Dopo la Prima guerra mondiale qualcosa cambia: arriverà una nuova generazione di disegnatori italiani che creerà macchiette destinate a fare epoca come Sor Pampurio e Marmittone.
Nel febbraio del 1923 s’intuisce che il fumetto possa essere sfruttato per propaganda politica e nascono due nuovi giornali. Il Balilla, che propone storie incentrate su personaggi eroici, potenti, molto maschili, pronti al comando. Il Giornalino di forte ispirazione cattolica edito dalle Edizioni Paoline, un tipo di fumetto più infantile, più impostato per piacere al vasto pubblico, meno deciso nei tratti.
Durante la Seconda Guerra Mondiale l’inossidabile Topolino interruppe la pubblicazione nel 1943 per riprendere solo nel 1945 e il Corriere dei Piccoli cambiò nome in Giornale dei Piccoli. La carta era diventata rara e quindi costosa; questo porta gli editori a usare un nuovo formato di piccole dimensioni con solo due o tre vignette disposte orizzontalmente per pagina. Ciò permetteva un risparmio sui costi di stampa. Un esempio su tutti di questo formato è rappresentato dalla Collana di Tex edito dalle Edizioni Audace di Tea Bertasi.
Nel dopoguerra nasce una produzione di fumetti di genere avventuroso nel formato ad albo, contenente una sola storia di un solo personaggio. Giustizieri mascherati, western, uomini della giungla stile Tarzan. Le storie erano come quelle odierne della Marvel: buoni contro cattivi, identità segrete, bande di malviventi. Uno sviluppo in piena regola che portò il fumetto a strizzare l’occhio al mondo degli adulti riscuotendo all’istante un grandissimo successo.
GLI INDAGATORI E I MANGA
Alla fine degli anni sessanta oltre alla cospicua produzione già esistente, in Italia inizia il filone degli investigatori privati: Sam Pezzo, creato da Vittorio Giardino, e Alack Sinner, di Muñoz e Sampayo. Anche il versante cattolico ha la sua ribalta con Il Commissario Spada, detective più ordinario e regolare, adatto a un settimanale come Il Giornalino.
Gli adulti diventano dipendenti dal fumetto, ne collezionano, svuotano le librerie dai classici per far spazio a tutti i giornalini che raccolgono in edicola settimana dopo settimana. Gli indagatori hanno un ulteriore sviluppo comico: parodia di questa tipologia è Big Sleeping, lanciato nel 1976 da Daniele Panebarco. La comicità ha il suo massimo esponente poi in Lupo Alberto di Guido Silvestri, pubblicato sul Corriere dei Ragazzi nel 1976.
Negli anni Ottanta, mentre il fumetto americano entra in crisi, nel nostro Paese approdano invece i manga, destinati ad avere un successo sempre crescente tanto da portare alla nascita di case editrici italiane specializzate in manga italiano. Siamo stati invasi da questo genere di fumetti e ci limitiamo a citarne solo alcuni: Ken il guerriero, Berserk, Dragon Ball, Capitan Tsubasa.
Di questa folta squadra cito volentieri Le bizzarre avventure di Jojo, scritto e disegnato da Hirohiko Araki. La storia racconta l’epopea della famiglia Joestar in lotta contro il potente vampiro Dio Brando. La cosa che caratterizza questo manga è che l’intera opera è divisa in nove parti, ciascuna delle quali fatta da personaggi diversi e ambientazioni temporali e tematiche singolari.
DALLA NASCITA DEL FUMETTO ITALIANO AL NUOVO MILLENNIO
L’inizio del nuovo millennio è un punto di non ritorno. Internet, l’era del digitale, la globalizzazione: tutti elementi che hanno cambiato il mondo editoriale. Come, del resto, hanno fatto con la nostra vita di tutti i giorni. Nel Duemila assistiamo a un vero e proprio boom del fumetto autoriale nella forma del romanzo grafico. Le graphic novels sembrano dare finalmente nobiltà ad un genere letterario da sempre considerato di serie B.
La caratteristica del romanzo a fumetti è quella di trattare tematiche forti, calate nella vita di tutti i giorni. Difficilmente si tratta di evasione o intrattenimento. Spesso gli artisti vogliono raccontare, con un mezzo nuovo, un fatto di forte impatto emotivo o politico. I temi possono essere la malattia, il disagio, la morte, la rivincita, la resilienza, la pazienza usata come arma vendicativa. Finalmente nel 2015 al fumetto viene dato un contentino.
Il fumettista Zerocalcare, vero nome Michele Rech, entra di diritto nella rosa dei dodici finalisti del Premio Strega. Il suo lavoro quell’anno era Dimentica il mio nome, un libro con tantissimi contenuti, di forte impatto, emozionante, carico di domande vere che difficilmente si trovano in romanzi che concorrono al suddetto premio.
Zerocalcare lascia la sua infanzia, cresce e scopre cose sulla sua famiglia che non aveva mai nemmeno sospettato. Non è più un innocente, ma nemmeno un adulto e in questa fase difficile di crescita dovrà capire da dove viene e dove è diretto. È un gioiello narrativo che ovviamente fecero arrivare al secondo posto.
Ricordo quella vittoria sfiorata con amarezza perché mi fece tornare con i piedi sulla terra, ruppe l’arcobaleno e le nuvolette che a volte girellano sulla mia testa. Quel secondo posto era scritto, come è scritto che le favole non esistono, ma che fastidio! Non siamo un paese ancora pronto per un Papa nero, per una squadra di serie C che vince la Coppa Italia, per un artista di strada che vince Sanremo.
Il fumetto ha fatto una strada lunga e tortuosa, ma non ha avuto ancora il riconoscimento che merita. Sarebbe divertente avere una serie di fumetti come libri di testo al liceo. Pensate al vostro personaggio preferito e riflettete sulla sua vita, sulle sue storie importanti, sugli amori subiti e su quelli raggiunti, sulla sua nascita, sul suo percorso. Vi renderete conto che la sua vita da fumetto nasconde filosofia, pedagogia, diritto, a volte scienza, musica, arte. Ma anche questa è una idea stupida, come quella di premiare Zerocalcare con lo Strega.