Solstizio d’inverno, cos’è e cosa simboleggia

solstizio d'inverno

È il giorno più corto dell’anno e simboleggia rinascita, speranza e ritorno alla luce. Con la sua storia antichissima, il solstizio d’inverno non è solo un evento astrologico.

 

Il 22 dicembre 2023 sarà la giornata più corta di tutto l’anno solare, quando le pochissime ore di luce lasceranno spazio a una notte lunga e freddissima. Dalla parola latina solstitium, che significa letteralmente sole fermo, il solstizio d’inverno rappresenta il momento dell’anno in cui il sole interrompe la sua discesa rispetto all’equatore celeste, per poi riprendere il suo cammino nel verso opposto. In questo frangente la Terra si trova nella sua massima inclinazione rispetto all’eclittica, l’autunno si conclude e ha inizio la stagione invernale. Il Sole ricomincia il suo cammino e le giornate si riallungano a poco a poco.

 

IL CICLO DELLA VITA RAPPRESENTATO DAL SOLSTIZIO D’INVERNO

 

Solstizio d’inverno, cos’è e cosa simboleggia

 

Rigenerazione e ripresa, il solstizio d’inverno è più di un mero evento astrologico e la sua storia affonda le radici nella cultura dei popoli più antichi. Accade che il sole muore per poi rinascere con più forza ed energia di prima, riportando la luce, a livello sia simbolico che letterale. Da questo momento in poi, infatti, le ore di sole aumentano sempre di più e ci si prepara alla rinascita che la primavera porta.

La rinascita della natura si lega a quella spirituale e individuale, l’uomo assorbe l’energia del sole, sfruttandola in vista di un cambiamento psicologico ed emotivo, lasciandosi il buio alle spalle. Tutto è in divenire e nulla permane, il Sole che risorge ci ricorda che la vita è un cerchio continuo, simboleggia il cambiamento e la possibilità di evoluzione e flessibilità. Secondo la tradizione, durante il solstizio, il sole si ferma per tre giorni per poi rinascere il 25 dicembre, il giorno in cui attualmente festeggiamo il Natale.

 

LE RADICI ANTICHE DEL SOLSTIZIO D’INVERNO

 

Solstizio d’inverno, cos’è e cosa simboleggia

 

Il nostro Natale, come quasi tutte le feste religiose, affonda le sue origini nel paganesimo, ed è proprio al solstizio d’inverno che si ricollega. Nei popoli antichi, durante il giorno del solstizio, si celebrava il sole e ne si venerava l’energia generatrice; per i nostri antenati romani era la festa del Sol Invictus, il sole invincibile.

Questo giorno fu instituito dall’imperatore Aureliano e la celebrazione avveniva in concomitanza con i Saturnalia, festa pagana in onore del dio Saturno. Durante questi, ogni perversione era permessa e le divisioni sociali si annullavano dando vita a scambi di ogni genere. Era inoltre usanza scambiarsi doni, tradizione che il nostro Natale ha ereditato.

Nelle antiche popolazioni celtiche il solstizio d’inverno era legato alla festività di Yule, festa pagana che durava diversi giorni e onorava gli dèi nordici come Odino, Thor e Frey. Durante Yule si festeggiava la rinascita della natura e la transizione dal buio alla luce. Come buon auspicio, la famiglia accendeva un ceppo di quercia e vi si riuniva attorno per scacciare gli spiriti maligni, tradizione che ci riporta al nostro immancabile albero di Natale.

Il legno, la natura, la luce e tutti gli elementi che oggi rappresentano la festività del Natale, sono riconducibili a queste festività pagane.

 

IL SOLSTIZIO D’INVERNO PER LA RELIGIONE CRISTIANA CORRISPONDE AL NATALE

 

Solstizio d’inverno, cos’è e cosa simboleggia

 

Fu durante il III secolo d.C. che i cristiani decisero di accostare la nascita di Gesù al Solstizio d’inverno, proprio per la sua idea di rinascita e di luce, cercando così di oscurare il culto pagano del dio Sole. Il giorno del 25 dicembre è di fatto una data convenzionale e non corrispondente alla vera nascita di Gesù, fu scelta per l’enorme valenza del suo significato simbolico. Nell’emisfero settentrionale, infatti, il solstizio d’inverno cade il 25 dicembre.

L’origine del giorno di Natale è dunque legata ad una tradizione spirituale profondissima che ha unito per millenni tantissimi popoli, che insieme celebravano, ognuno tramite le proprie divinità e tradizioni, il culto della Madre Terra.

Eppure, oggi il Natale ha perso parte di quella spiritualità, per diventare una festa più legata al consumismo e all’abbondanza.

Rimane tuttavia un momento di unione e pertanto ancora legato al concetto di speranza e, collocandosi alla fine dell’anno, anche di buon auspicio.

 

TRE PAESI, TRE MODI DIVERSI DI FESTEGGIARE IL SOLSTIZIO D’INVERNO

 

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Stonehenge

 

Il Solstizio d’inverno è l’antenato del nostro Natale, ma non solo. Ancora oggi, in diversi paesi, viene festeggiato con colorite tradizioni.

In Cina, dove questo giorno è legato alla commemorazione degli antenati, si chiama Donghzi e rappresenta un momento per riunirsi alla propria famiglia di fronte a piatti tipici.

In Iran il giorno più corto dell’anno si trascorre in compagnia, un po’ come noi facciamo con il Capodanno, e si festeggia Yalda, ovvero la nascita. Si usa mangiare cibi che ricordino il colore dell’alba e che simboleggino l’abbondanza, come anguria e melograno. Le famiglie passano questo momento insieme, leggendo antichissime poesie persiane e mantenendo viva con fierezza la cultura dei loro antenati.

In Inghilterra, a Brighton, si celebra il Burning the clocks, una processione in cui i cittadini sfilano nella città sfoderando lanterne e illuminando le strade. Si trova inoltre proprio in Inghilterra, uno dei luoghi più simbolici e suggestivi legati al culto del solstizio d’inverno. Stiamo parlando di Stonehenge, monumento di megaliti che si dice fossero stati costruiti in una posizione specifica per osservare il calare del sole. Non a caso, ancora oggi, Stonehenge è un luogo simbolo, che durante il giorno del Solstizio di riempie di persone in attesa dello splendido ultimo tramonto che precede il nuovo inizio.

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