Si parla sempre più di Economia Circolare: ma cosa s’intende? Le grandi sfide del nostro millennio richiedono di ripensare e riprogettare il nostro modo di produrre e consumare. Gli effetti, sempre più tangibili e preoccupanti, sono sotto gli occhi di tutti. Il cambiamento climatico, il surriscaldamento globale, l’inquinamento sempre più massiccio e pervasivo del nostro pianeta sono solo alcuni dei segnali che impongono una pausa di riflessione.
Le persone iniziano a percepire che qualcosa sta cambiando. Disastri quali alluvioni, ondate di calore o freddo estremo, l’allargamento del buco dell’ozono, lo scioglimento dei ghiacciai, ci obbligano a considerare un’azione urgente per salvaguardare il pianeta nel quale viviamo. Il Pacific Trash Vortex, un’isola di rifiuti nell’Oceano Pacifico, che si stima di una grandezza di 700.000 km² – poco più grande della Francia – e per lo più costituita da microplastiche, rappresenta l’esempio più eclatante e al tempo stesso inquietante della pressione che l’uomo esercita sulla natura. E’ quindi urgente il passaggio ad un’economia differente, per questo motivo si parla di Economia Circolare.
Siamo testimoni di moniti sempre più evidenti sull’urgenza di cambiare le nostre abitudini. Alleggerire il carico sulla Natura è essenziale e richiede l’implementazione di soluzioni sostenibili che coinvolgano innovazioni tecnologiche e ingegneristiche, nuove politiche ambientali – di carattere sovranazionale – e un impegno etico condiviso per un futuro più verde e responsabile.
DALL’ECONOMIA LINEARE ALL’ECONOMIA CIRCOLARE
È necessaria quindi una transizione verso un modello economico maggiormente sostenibile. Basti pensare che in Europa soltanto il 12% dei materiali usati per realizzare beni di consumo proviene dal riciclo. Questo perché nel corso degli anni aziende e consumatori hanno prodotto e consumato senza preoccuparsi della disponibilità di materie prime o dell’accumulo di rifiuti, portando alla creazione di un’economia globale fondata sul modello lineare – tipica del capitalismo – secondo la quale le risorse sono estratte, trasformate, usate e poi gettate via.
È pertanto urgente il passaggio da un’economia lineare ad un’economia di tipo circolare. L’economia circolare è un modello economico alternativo, il termine è stato coniato nel 1988 dall’economista americano Allan Kneese e, a differenza del modello lineare di tipo dissipativo compra, usa, getta, mira a mantenere le risorse e i materiali in circolo il più a lungo possibile attraverso un modello rigenerativo che fa del riutilizzo e del riciclo i suoi punti di forza.
L’obiettivo è di moderare l’estrazione di nuove risorse, minimizzare gli sprechi, produrre meno rifiuti ed estendere il ciclo di vita dei prodotti. Sintetizzando: applicare la circolarità. L’implementazione dell’economia circolare si articola attorno a tre azioni cardine: ridurre, riusare e riciclare. Questa strategia promuove la creazione di prodotti che siano non soltanto durevoli, ma anche facilmente recuperabili e riciclabili, per fare in modo che una volta esaurita la loro prima vita sia possibile introdurli nuovamente all’interno del ciclo produttivo ed economico.
In questo modo un oggetto può generare nuovo valore anziché diventare scarto, dando vita a un sistema economico che si autofinanzia e riduce costantemente il suo impatto ambientale. Gli obiettivi dell’economia circolare sono molteplici: ridurre la dipendenza da materie prime, una maggiore efficienza nell’utilizzo e nel reimpiego delle risorse naturali – riducendo in tal modo la vulnerabilità a fluttuazioni dei prezzi o a improvvise interruzioni dell’approvvigionamento, e le guerre ce lo ricordano ogni giorno – ma anche una riduzione nella produzione di rifiuti, una diminuzione dei consumi e dell’inquinamento.
L’ECONOMIA CIRCOLARE E IL PROGRESSO TECNOLOGICO
L’economia circolare coniuga innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale. La transizione verso questo tipo di economia può apportare numerosi vantaggi: una maggiore sostenibilità ed efficienza energetica, favorire la diminuzione delle emissioni; rappresenta al contempo un’importante opportunità economica: permetterà la creazione di nuovi posti di lavoro, persino un aumento dei profitti.
L’azienda risparmierà sui costi delle materie prime e sullo smaltimento dei rifiuti. Senz’altro sarà necessario affrontare le difficoltà che derivano dalla qualità del riciclato, per garantire quindi le stesse performance del prodotto originale.
Per questo è importante un design che tiene conto della durabilità e una spinta tecnologica affinché i bene siano, sin dalle prime fasi di progettazione, più durevoli e sostenibili. Adottando un modello di economia circolare si potrebbe ottenere secondo il World Economic Forum un profitto di 450 miliardi di dollari e, secondo l’International Labour Office si potranno generare circa 6 milioni di nuovi posti di lavoro. Sono già moltissime le iniziative esistenti a proposito: come la condivisione di veicoli per ciò che riguarda la sharing mobility, l’utilizzo su larga scala di imballaggi riutilizzabili ed ecosostenibili oppure il ricondizionamento dei prodotti usati.
L’IMPEGNO DELLE GRANDI AZIENDE NELLA SOSTENIBILITA’
Ve ne abbiamo parlato di recente, della cosiddetta Moda Sostenibile. Nel settore tessile, infatti, marchi come H&M e Patagonia hanno adottato programmi di ripara e ricicla per vestiti vecchi o danneggiati ai quali danno nuova vita, e in molti già utilizzano tessuti riciclati per le loro creazioni. Adidas in collaborazione con Parley for the Oceans sta creando scarpe da corsa e indumenti sportivi utilizzando la plastica riciclata raccolta negli oceani.
Anche nel settore alimentare applicazioni come Too Good To Go – un’app che consente di acquistare cibo invenduto da ristoranti e negozi a prezzi ridotti – cercano di ridurre e prevenire gli sprechi.
È necessario invertire la tendenza dal momento che la sostenibilità non è più un’opzione ma una necessità. Per questo sarà essenziale un cambiamento di mentalità: sostituire la mentalità di acquisto, utilizzo e scarto con una prospettiva di circolarità, mostrare come i rifiuti possono diventare risorse per l’economia del domani. Saranno necessari incentivi economici, leggi e regolamentazioni per favorire la transizione verso questo tipo di modello.
Una scelta etica riguardo l’uso della terra, ma anche pratica ed economica e soprattutto più rispettosa del pianeta.
L’uomo è dipendente dalla Natura. Deve conviverci e i due si salveranno solo congiuntamente. Non abbiamo un mondo di riserva.