Armando Trovajoli, dieci anni dalla scomparsa: omaggio a uno dei più grandi compositori del cinema

Trovajoli

Una vita sul tempo, affascinato dal cinema e dalla musica leggera. Pianista, compositore, direttore d’orchestra, romano, un uomo nato nel 1917 che ha lasciato un vuoto nell’universo cinematografico. Non può che trattarsi di lui: Armando Trovajoli.

 

Armando Trovajoli inizia sin da bambino a studiare violino dimostrando grande talento. Diplomato al Conservatorio di Santa Cecilia, divenne velocemente un affermato ed apprezzato esecutore jazz, genere di cui vi abbiamo regalato qualche chicca qui. È stato al fronte, ha vissuto la trincea, la sporcizia, compagni morti sotto i suoi piedi, fame e pioggia.

Dal 1940 al 1943 è stato uno dei nostri giovani ufficiali nei Balcani. Una divisa che si è detto più volte fiero di aver indossato, una bandiera che non ha mai nascosto di amare. Nel 1944 Roma venne liberata dagli alleati e lui, fra i superstiti, poté riprendere la carriera musicale.

Trovajoli, dieci anni dalla scomparsa: storia di un uomo che ha portato il nome dell’Italia in alto nel mondo.

 

TROVAJOLI, NEL 2023 DIECI ANNI DALLA SCOMPARSA. LA MUSICA LEGGERA CHE FACEVA DANZARE

 

Trovajoli

 

Molti giovani oggi di lui ricordano soltanto quel cognome d’arte singolare dove la J ha sostituito una I. Magari lo cercano in rete e vedono un giovanotto come loro, un baffetto simpatico, una camicia bianca, una cravatta, mani che corrono sui tasti di un pianoforte. Alcuni ballano dei suoi pezzi senza sapere che li ha scritti lui, altri rapper in erba usano le sue basi per costruirci sopra strofe che parlano di savana urbana, penitenziari o case popolari.

Un artista che va ascoltato ed applaudito pensando da dove è partito, cosa ha vissuto, dove è arrivato. A dieci anni dalla sua scomparsa vogliamo ricordare le cosiddette canzonette che il maestro Trovajoli ci ha regalato.

È stato un musicista acuto, ha regalato note a testi memorabili. Oggi vogliamo ricordare le più famose, quelle che quando ascolti fanno pensare ad un dolce nel frigo quando pensavi fosse vuoto. Roma nun fa’ la stupida stasera e Ciumachella de’ Trastevere entrambe con testo di Garinei e Giovannini, la prima scritta per Nino Manfredi e Lea Massari, la seconda per Lando Fiorini.

Amava Roma, la sua città dalla quale si spostava malvolentieri e di rado. Amava la musicalità della parlata romanesca ed in questi due pezzi, in particolar modo, ha cucito una musica che è rimasta indelebile nella mente di ognuno di noi. Chiunque le canta allo stadio, sul bus, in attesa alle Poste, durante una funzione funebre.

Ha scritto per il Quartetto Cetra, per Sophia Loren, per Nilla Pizzi, per Gianni Morandi e tanti altri. I suoi spartiti di musica leggera hanno il pregio maggiore: sono danzabili, riconoscibili, fanno pensare ma non mettono paura.

Aggiungi un posto a tavola, scritta per il teatrale Johnny Dorelli, oggi verrebbe definita virale o di tendenza. Quel pezzo ha fatto il giro del mondo senza l’aiuto del digitale, senza visualizzazioni. Armando Trovajoli sventolava la bandiera dell’intelligenza. È stato uno dei pochi in grado di trovare il giusto ritornello per prendere al lamo ogni giovanotto con l’autoradio sottobraccio.

 

TROVAJOLI NON AVEVA TEMPO DA PERDERE

 

Armando Trovajoli, dieci anni dalla scomparsa: omaggio a uno dei più grandi compositori del cinema

Non ho conosciuto Trovajoli ma se avessi potuto intervistarlo gli avrei chiesto se gli è mai capitato di fare lunghe telefonate senza avere niente da dire. Un uomo così forse si sarebbe fermato un attimo e sorridendomi avrebbe risposto d’aver vissuto una vita troppo intensa per certe perdite di tempo.

Agli inizi del 1950 la Rai gli affidò la direzione dell’orchestra di musica leggera: Trovajoli la impostò con l’organico di dodici violini, quattro viole, quattro violoncelli, un flauto, un oboe, un clarinetto, un corno, l’arpa, vibrafono, chitarra elettrica, contrabbasso, batteria e il pianoforte suonato da lui stesso.

Tutti riuniti intorno ad una radio, tutti vestiti uguali, tutti magri, nessun modello vincente da seguire. Trovajoli accompagnava le famiglie dalla cena al sonno e non aveva il tempo per parlare con una fidanzata annoiata al telefono e scambiarsi opinioni sterili su chi dei due sente più la mancanza dell’altro. La musica gli ha salvato la vita.

Lavorava molto: protagonista del settimanale musicale serale Eclipse, nel quale l’orchestra, da lui diretta, eseguiva pezzi estremamente ricercati e sofisticati, con uno stile ben diverso da quello delle orchestre radiofoniche dell’epoca.

Non ha mai abbandonato del tutto il Jazz, non aveva paura di cadere o rischiare.

Ha vissuto al massimo anche la vita privata: ha avuto quattro figli da quattro mogli diverse. La sua anima libera si sentiva nella musica e rispecchiava il suo vissuto sincero e mai appagato. Ha usato i suoi 95 anni per stare vicino a chi lo faceva stare bene provando a rendere felici coloro che lo ascoltavano.

Trovajoli come tutti coloro che vincono nella vita, non aveva tempo da perdere.

 

TROVAJOLI, COMPOSITORE DI COLONNE SONORE

 

 

Una volta Ennio Morricone ha detto di lui che ne invidiava la leggerezza. Questa frase non è stata mai approfondita e nessuno l’ha mai identificata come un complimento o un difetto. Entrambi troppo intelligenti, professionisti ed unici per farsi la guerra. Un po’ come Coppi e Bartali e come la famosa borraccia passata in salita durante una faticaccia. Chi ha passato la borraccia a chi? L’unica cosa certa è che entrambi ci hanno fatto sentire a nostro agio durante i loro film.

Trovajoli ha dato cuore a pellicole di Luigi Comencini, Mario Soldati, Steno, Franco Zeffirelli, Dino Risi, Luciano Salce. Brividi!

Io oggi vi voglio soltanto ricordare un film che è nella storia del cinema mondiale: La Ciociara di Vittorio De Sica. Ascoltate quella musica e vi verrà facile capire perché Trovajoli deve essere considerato uno dei più grandi compositori del cinema di tutti i tempi. La drammaticità di Sophia Loren, la stanchezza di certi anni, la condizione sociale, un percorso vitale che inevitabilmente rischia di sfuggire dalle mani, la speranza: una composizione che porta alla luce emozioni tanto diverse, fotogramma dopo fotogramma.

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