Il cinema di Martin Scorsese e la sua ultima opera: Killers of the Flower Moon

Il cinema di Martin Scorsese e la sua ultima opera: Killers of the Flower Moon

Scorsese non tradisce mai le attese, ogni sua pellicola continua a fare il pieno al botteghino, ogni sua storia ti colpisce come un pugno in faccia. Ecco tutto quello che volete e non volete sapere su Killers of the Flower Moon.

 

Ho visto tutti i suoi film perché probabilmente mi piace essere picchiato, scosso, avere paura e provare ansia, rabbia, disagio. I suoi non sono racconti propedeutici ad un lieto fine, assomigliano più alla pietanza che detesti ma che la tua zia cattiva ti ha costretto a mangiare per anni. Se possibile, ho trovato questa ultima opera, Killers of the Flower Moon, come la più crudele del regista newyorkese.

Nelle quasi quattro ore in sala sono stato male e mi sono vergognato dell’essere umano. Ho provato veramente uno stato d’imbarazzo ed ho riflettuto su me stesso e su cosa sarei disposto a fare per vivere una situazione più agiata. Ognuno di noi in misura diversa è cinico, avaro, speculatore, scaltro, subdolo, opportunista.

Scorsese, per l’intera durata del film, ti mette all’angolo e continua a colpirti allo stomaco facendoti sentire uno schiavo del denaro. Mi sono sentito un piccolo uomo colpevole perché, almeno una volta, ho calpestato un mio simile per ottenere qualcosa che di diritto non mi spettava.

KILLERS OF THE FLOWER MOON: DE NIRO

 

killers of the flower moon

 

La coppia De Niro-Scorsese è garanzia di emozioni. In questo film come in altri si denota tutta la maturità del Signor Robert e la sua sintonia con il regista che tante volte lo ha scelto come protagonista. Probabilmente fra italoamericani c’è grande intesa, 0 forse si tratta soltanto di empatia fra talenti assoluti.

Di fatto la collaborazione De Niro-Scorsese è molto longeva ed altrettanto di altissima qualità. Questo è il loro decimo film insieme. Ricordiamo Taxi Driver, Toro scatenato, Mean Streets. In Killers of the Flower Moon l’attore interpreta William Hale, il malvagio allevatore di bestiame accusato di avere organizzato una carneficina ai danni dei ricchi membri della tribù Osage. All’uscita dalla sala riflettevo su quanto Scorsese questa volta ha spinto sull’acceleratore e di come ha messo alla prova il suo attore feticcio. È senza dubbio il personaggio più crudele, infimo e luciferino che De Niro abbia mai interpretato.

In Cape Fear, ad esempio, l’attore mostra una cattiveria dovuta alla vendetta e ad una insanita mentale radicata. In Quei Bravi Ragazzi gestisce la cattiveria senza scrupoli, riempiendo le menti dello spettatore con una icona mafiosa. Il personaggio di William Hale invece mi ha logorato durante tutto il lunghissimo svolgimento della storia. Una umanità schiacciasassi che mangia il più sprovveduto senza farsi nessunissimo scrupolo.

De Niro incarna, con qualità da Oscar, tutta quella branca di esseri viventi che non battono ciglio a passare sul cadavere del padre, del figlio o della moglie. È un ventaglio antropologico attuale che parte dai venditori televisivi di miracolose erbe, ai falsi rappresentanti porta a porta che svaligiano gli anziani, a chi uccide la madre per ricavarne risparmi e polizza sulla vita.

 

KILLERS OF THE FLOWER MOON: LA TRAMA 

 

Il cinema di Martin Scorsese e la sua ultima opera: Killers of the Flower Moon

 

Oklahoma, anni Venti, città di Fairfax abitata quasi interamente dagli indiani Osage. Questa comunità scopre che sotto la terra in loro possesso si cela moltissimo petrolio. Questo farà di loro il popolo più ricco del mondo.

La fortuna in realtà si rivela un’arma a doppio taglio perché le loro proprietà diventano immediatamente oggetto del desiderio di molti. Tra questi c’è il mefistofelico allevatore William Hale, che studia un piano per appropriarsi di questo patrimonio. Si avvale di suo nipote Ernest Burkhart, interpretato da Leonardo Di Caprio, che è un reduce dalla Grande Guerra.

Lo ospita nella sua grande casa e sfrutta la sua ingenuità e passione per le donne. Lo spinge a sposarsi con la Osage Mollie pensando esclusivamente al patrimonio. I due hanno dei figli ed Ernest s’innamora veramente della donna, ma rimane succube dello zio. Hale commissiona molti omicidi affidandosi a manigoldi di zona, ma anche ad Ernest.

Convince il nipote a partecipare a questa mattanza di parenti di Mollie, prospettando per lui un futuro ricchissimo con la moglie rimasta unica erede. In realtà il buon zio William ha in mente di uccidere anche Mollie e di farlo fare proprio ad Ernest con iniezioni giornaliere di un veleno che lui spaccia per insulina.

La donna in effetti è diabetica e il benefattore William consegna giornalmente queste dosi di falsa insulina al nipote, che seguendo i dettami dello zio, inietta nella moglie. A Fairfax giunge l’FBI guidata dal gagliardo Tom White. Questi risale presto a Hale ed a chi ha preso soldi da lui per commettere omicidi. Salva Mollie portandola in ospedale e disintossicandola dal veleno.

Torchia Ernest affinché testimoni contro suo zio in cambio di un’attenuazione della pena. Ernest e William usciranno comunque di galera anni dopo ma Ernest, abbandonato dalla moglie, finirà a vivere in una roulotte e suo zio morirà serenamente in una casa di riposo a ottantasette anni. Mollie perirà di diabete nel 1937.

Il male, come spesso capita, è l’ultimo a pagare ed a perire.

 

LEONARDO DI CAPRIO: COSI’ BRAVO DA CONFONDERTI

 

killers of the flower moon

 

Il suo ruolo è quello di Ernest Burkhart: un tizio che forse mi ha fatto arrabbiare più di suo zio. William è il male e questo è evidente. Ernest sembra un sempliciotto che ama la bottiglia e io soldi facili. Un reduce dalla guerra in cerca di fortuna. All’inizio del film pare solo un tonto che cerca di sbarcare la giornata, poi con lo scorrere delle scene ho iniziato a chiedermi se in realtà fosse così ingenuo.

La verità è che si tratta di una figura umana senza midollo spinale, il classico bello che sfrutta la sua immagine per sposare la più ricca del paese e vivere di rendita. Per quanto Ernest ama Mollie, non riesce a salvarle la vita magari scappando insieme in altro luogo. Continua a farle punture, nonostante capisca che la stiano piano piano portando alla morte.

La grande bravura di Leonardo Di Caprio però sta proprio nel nascondere allo spettatore i sentimenti più profondi del suo personaggio. Nessuno alla fine riesce a condannarlo fino in fondo perché ti fa credere di non essere troppo intelligente. Nessuno però può credere che lui non intuisca che l’insulina che compra suo zio, in realtà sia veleno.

Un attore unico e bravissimo che per molti anni ha avuto il difetto di essere troppo bello per essere considerato un fuoriclasse. Ho visto il film qualche giorno fa ma ancora mi chiedo se il vero Ernest sia stato un egoista senza cuore o un codardo troppo stupido. E di questo devo dire grazie a Di Caprio che mi ha confuso e che pare abbia insistito sul set per creare un personaggio tanto ambiguo e controverso.

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