L’influenza di Tarantino sul cinema come eredità dei suoi film. Omaggio al grande regista

l'influenza di tarantino sul cinema

Nel cinema, come nella vita, esistono dei punti di non ritorno. Ti trovi davanti a qualcosa che non hai mai affrontato e non sai come venirne fuori. Valuti, rifletti, cerchi una storia trattata con la stessa potenza, sfrontatezza e passione ma nella tua memoria non vive niente di simile. L’influenza di Tarantino sul cinema è stata e sarà prepotente. Il regista di Knoxwille è il padre di un genere inconfondibile amato da milioni di appassionati.

 

Un vero guru del pulp, un tessitore di storie originali e piene di personaggi alla ricerca di loro stessi. In un mondo come quello del cinema essere originali è l’elemento più difficile, quindi quando capita un Tarantino è normale che ogni sua nuova uscita sia attesa in modo frenetico. Com’è attesa l’influenza di Tarantino sul cinema del futuro, tanto quanto è incommensurabile quella avuta nel cinema del passato.

 

 L’INFLUENZA DI TARANTINO SUL CINEMA. IL MAESTRO DEL FILM CORALE

 

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Tarantino è come un burattinaio nascosto dietro al tendone. Riesce con un’abilità unica a muovere tutti i suoi burattini senza intrecciare mai un filo. Ogni suo racconto è pieno di episodi, di vite che si mischiano come la frutta dentro alla sangria. Lo spettatore però non è mai smarrito, non rischia mai di trovarsi spaesato. Bastardi senza gloria è un film, come tanti altri di Tarantino, dove la scelta del cast risulta pazzesca. Il numero e la qualità degli attori che si alternano sulla scena potrebbe far girare la testa; invece, la storia fila liscia come l’olio.

Anche lui, come tanti altri suoi colleghi, ha voluto trattare il tema della Seconda guerra mondiale, del nazismo, ma lo ha fatto con una irriverenza mai vista prima. L’influenza di Tarantino sul cinema si misura anche in questo caso dall’originalità scanzonata con la quale riesce a tenerti incollato davanti allo schermo.

Non distogli lo sguardo perché stai vedendo Hitler trattato come mai in precedenza, perché Christoph Waltz non sta recitando: sei convinto sia davvero il Colonnello Hans Landa delle SS.

Riuscire a gestire una ventina di grandissimi interpreti dando ad ognuno di loro l’esaltazione di un momento, è una qualità unica. Ogni capitolo del film è un lecca-lecca pieno di gusti che lo spettatore divora distinguendone tutti i diversi sapori.

 

L’INFLUENZA DI TARANTINO SUL CINEMA. IL PERICOLO DI NON RIUSCIRE PIU’ AD ALLONTANARSI DAL RUOLO

 

L'influenza di Tarantino sul cinema come eredità dei suoi film. Omaggio al grande regista

 

Anche chi non ama Tarantino quanto me, deve riconoscere l’impatto devastante della sua filmografia. Le sue pellicole sono come asteroidi che si schiantano sulla terra lasciando voragini incolmabili col tempo. Dei suoi film si ricordano interi dialoghi, costumi curati nel minimo dettaglio, musiche e scene di ballo che sono entrate in modo brutale nell’immaginario collettivo.

Lo spettatore rischia di non liberarsi tanto facilmente della scena in cui Mr.Blonde tortura il poliziotto o dalle spade affilate di Hattori Hanzo. Ogni film ti cattura come un ragno nella rete, ma chi corre il rischio più grosso sono gli attori. Alcuni hanno una fama che li precede, una carriera importante alle spalle e la giusta consapevolezza del rischio che corrono interpretando un personaggio di Tarantino.

Atri invece sono stati risucchiati dai loro personaggi e dopo l’apice vissuto con Quentin non sono più riusciti ad emergere con altri registi. Pensiamo a Pam Grier, la splendida Jackie Brown protagonista dell’omonimo film. È un’attrice molto conosciuta in America ed ha lavorato anche per serie televisive di una certa importanza. Il suo volto però è associato esclusivamente alla hostess che arrotonda il suo stipendio contrabbandando denaro. Il mondo dei frequentatori di sale non le ha mai tolto quel foulard arancione dal collo: la ricorda palpitante mentre cerca di eludere i controlli doganali.

 

TARANTINO E IL SUO WEST

 

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L’influenza di Tarantino sul cinema la si nota in modo magistrale anche da come tratta uno dei generi a lui più caro: il western. Sono due le pellicole nelle quali viene fuori prepotentemente il suo amore per fucili Winchester, fagioli e stelle sul petto: Django Unchained e The Hateful Eight. Tarantino sa di essere inimitabile e preme sull’acceleratore a più non posso per far emergere in modo violento il carattere delle sue pedine.

In lui c’è senz’altro il desiderio di far capire quanto rispetti Sergio Leone, Franco Nero e le nostre colline brulle in Abruzzo. Vuole però mettere il proprio marchio di sangue, passione, rivalsa ed estroverse emozioni che ben si abbinano a cavalli malnutriti, sporcizia e verità storiche. Il suo west senza acqua e sapone è senz’altro molto più vicino alla realtà rispetto a quello di pistoleri impomatati e freschi di manicure visti in altri contesti cinematografici.

Qualcuno ha tentato di distruggere quel periodo storico fatto di candele e cattivo odore. Tarantino ti porta in un saloon pieno di sputacchiere, fa camminare i suoi pistoleri nello sterco, mostra i denti di Leonardo Di Caprio di un colore che varia dal giallo al nero a seconda dell’inquadratura. Racconta l’odio profondo fra il Nord ed il Sud, fra la razza bianca e quella nera, fra chi campa a stento e chi si diverte ad usare l’essere umano senza pietà. A volte si può uscire dalla sala stanchi ma quello che si è vissuto non lascia indifferenti.

Il cinema di Tarantino è riconoscibile, aggressivo, tantrico: sarà un’eredità pesante.

 

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