Oppenheimer, la vera storia del padre della bomba atomica, dietro il film di Nolan

Oppenheimer, la vera storia del padre della bomba atomica, dietro il film di Nolan

Didascalico? Avvincente? Troppo lungo? Spiazzante? Ne sono state dette tante sull’ultima fatica di Christopher Nolan, nelle sale cinematografiche italiane dal 23 agosto 2023. Il film su Oppenheimer si configura senza ombra di dubbio come un grande palcoscenico di rivelazioni sul celebre scienziato, ricordato semplicemente come padre della bomba atomica. Ma è stato davvero solamente questo?

Per scoprire davvero chi era Oppenheimer non basta correre al cinema, dove probabilmente la sapiente arte del regista ha puntato più sul cammino di sviluppo che ha portato alla scoperta scientifica, che sullo studio del personaggio e di coloro che hanno fatto parte della sua vita. Per scoprirlo, facciamo un passo indietro nel tempo.

 

OPPENHEIMER, L’ENFANT PRODIGE

 

Oppenheimer

 

Julius Robert Oppenheimer, questo il nome del fisico e teorico coinvolto nel Progetto Manhattan, piano segreto iniziato nel 1942 e rivolto allo sviluppo delle armi impiegate dagli Stati Uniti per distruggere le città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki nel 1945.

Prima di arrivare a questo, comunque, Robert vive un’infanzia da bambino prodigio: la sua passione innata per la scienza convoglia già nella tenera età in una generale dimostrazione d’intelligenza decisamente superiore alla media. Poco male, direte; se non fosse che, all’età di 10 anni e quindi nel 1914, era già un talento accademico: studiava fisica e chimica, tantoché a 12 anni il New York Mineralogical Club gli domandò di tenere un discorso durante una delle loro riunioni, quasi non vedessero in lui un adolescente ma un genio senza età. A 22 anni, Robert Oppenheimer era già laureato in Fisica all’Università di Harvard, dopo aver frequentato solo tre anni di lezioni.

Non contento, Oppenheimer vola in Europa per iscriversi prima all’Università di Cambridge e poi all’Istituto di Fisica Teorica dell’Università di Göttingen, con l’intento di approfondire i suoi studi. Nella seconda ottiene un dottorato di ricerca e si laurea sotto l’aura di Max Born, illustre Fisico che cooperò a sviluppare la conoscenza della meccanica quantistica.

Qui si inserisce, probabilmente, il momento chiave della sua professione e della sua vita: torna negli Stati Uniti dove si unisce alla Commissione per l’energia atomica dopo la Prima Guerra Mondiale. Nel 1942 arriva l’incarico per il cosiddetto Progetto Y, un laboratorio istituito per portare a termine delle ricerche sulla fisica delle armi. La struttura segreta – per quanto possibile – di Los Alamos, di cui si parla anche nel film di Nolan, lo ha accolto come Direttore dal 1943 al 1945, anno in cui Oppenheimer dà le dimissioni. È proprio questo, il periodo in cui viene messa a punto la bomba atomica.

 

VITA E AMORI DI UN FISICO

 

Oppenheimer
Cillian Murphy interpreta Oppenheimer nel film di Nolan del 2023.

 

Una magistrale Emily Blunt affianca il profondo e glaciale Cillian Murphy come moglie di Oppenheimer, Katharine detta Kitty che il fisico sposa nel 1940. Un incontro e un legame raccontati con un realismo irriverente e spiazzante, quelli fra Robert e Kitty, la quale prima di lui era stata già sposata tre volte. Era, tra l’altro, ancora legata al suo terzo marito quando si conobbero e questo non li fermò: lei e Oppenheimer ebbero due figli, proprio in quegli stessi anni di grande fermento nel mondo politico, della scienza e delle armi.

Secondo quanto riporta il National Museum of Nuclear Science and History, anche Kitty lavorò a Los Alamos, per un breve periodo, come supporto all’impresa, in cui fu ricordata per la sua capacità d’interagire con le mogli degli altri scienziati presenti in quel microcosmo, fra cene e momenti di ritrovo da lei organizzati.

Nolan, in questo caso, ha delineato finemente ma nitidamente la personalità di Kitty, biologa e botanica, senza tuttavia volersi o potersi soffermare sul ruolo cruciale di confidente che la donna ha ricoperto nella vita di suo marito e nelle questioni orbitate attorno alla base segreta. Nel film intravediamo alcuni cenni delle sue dipendenze: alcolista e tendente alla depressione, peggiorerà dopo la morte di Oppenheimer e morirà nel 1972 a Panama per un’embolia polmonare.

Due personalità discusse, quelle di Kitty e Robert, diverse ma unite da un’intesa di anime che li ha resi amici e alleati, prima che amanti.

Anche gli scienziati hanno amori irrisolti, impossibili o che ritornano. Per Oppenheimer è stata la psichiatra Jean Tatlock, nel film l’appassionata Florence Pugh. Si incontrano grazie al Partito Comunista, di cui la donna è membro, nel 1936. La loro storia termina nel 1939 per volere di Jean, per riaccendersi quando il Fisico era già sposato con Kitty. Robert continuò, comunque, a recarsi da lei in preda a una qualsivoglia schiavitù, fino al 1943, un anno prima della misteriosa morte della donna. Inizialmente si pensò ad un suicidio, sebbene in molti mormorarono di una volontà di eliminare la Tatlock per le sue posizioni politiche e per la sua vicinanza allo scienziato americano.

Non sapremo mai la verità. Ciò che sappiamo con certezza è che Jean Tatlock è stata una donna di un certo peso e non una debole marionetta attaccata alle gonnelle di Oppenheimer. Probabilmente, ad averlo incontrato ci ha rimesso molto più di quanto possa averci guadagnato.

Jean, quella donna amata ma rifiutata, uno spirito libero, affamata di vita e di poesia, reporter, medico, scrittrice, attivista. Questo e molto di più: descritta dai biografi come una donna dall’animo straordinario. Possibile che, com’è accaduto con il personaggio di Kitty, nemmeno la grandezza di Jean sia stata approfondita da Nolan? Un regista che segue a menadito gli schemi da lui stesso delineati, non c’è che dire. E stavolta lo schema prevedeva un focus su Oppenheimer – o meglio – sui suoi studi e sulla sua bomba, certamente non sulla sua personalità e sulla sua interiorità, comunque sempre influenzate dalle due donne della sua vita.

Ad uno come Nolan possiamo certamente perdonare la trascuratezza con cui ha inscenato le vite femminili nella storia; ciò che non possiamo forse giustificare è la mancanza di energia e di intellettualità con la quale delinea Jean e, per certi versi, anche Kitty.

Una donna come la Tatlock meritava forse di essere rappresentata per ciò che è stata realmente: marginalmente, l’amante di Oppenheimer; primariamente, una persona di grande spessore e cultura, dai biografi definita indimenticabile per chiunque la incontrasse.

Caro Nolan…forse, le critiche che ti vengono rivolte sul tuo vizietto di rappresentare i personaggi femminili come dei simpatici accessori, hanno una qualche ragion d’essere.

 

MA OPPENHEIMER, HA INVENTATO SOLO LA BOMBA ATOMICA?

 

Oppenheimer, la vera storia del padre della bomba atomica, dietro il film di Nolan
Christopher Nolan ricostruito con IA.

 

Oppenheimer lavorò essenzialmente in quel ramo denominato Fisica Teorica, fornendo una serie di contributi derivanti dai suoi studi e dalle sue intuizioni. Va bene, siamo tutti concordi sul fatto che lo sviluppo della bomba atomica, per il quale è noto, sia una di quelle ideazioni difficili da dimenticare. Tuttavia, il Fisico è stato anche responsabile dello sviluppo di un’importante approssimazione matematica in dinamica molecolare, la Born-Oppenheimer. Ha messo il suo genio al servizio della scienza, contribuendo e predicendo molte importanti scoperte successive, come il neutrone, il mesone e la stella di neutroni.

Gli scienziati della Germania nazista erano arrivati a concepire la fissione nucleare già nel 1939, imparando a far entrare un neutrone in collisione con un atomo di uranio, il quale divenne quindi in grado di rilasciare una quantità di energia tale da portare alla catastrofe. Come abbiamo appreso anche nel film, la notizia dilagò nel mondo della scienza e allarmò gli studiosi: il pericolo era senz’altro quello di assistere allo sviluppo delle armi atomiche da parte dei nazisti.

Un convincente Tom Conti interpreta nella pellicola di Nolan l’anziano Albert Einstein, fuggito dalla Germania nazista, il quale assieme al fisico Leo Slizard non tardò nell’avvisare il Presidente Roosevelt sull’urgenza dell’avvio di un programma militare e scientifico negli Stati Uniti, atto a contrastare e superare i nazisti.

Il governo USA lanciò allora il cosiddetto Progetto Manhattan, nel 1942, senza coinvolgere Einstein. Stando a ciò che riporta il National Museum of Nuclear Science and History, il progetto era guidato dal Tenente Generale Leslie Groves, interpretato nel film da un sempreverde e ormai perennemente infervorato Matt Damon.

Per ciò che concerne il primo test atomico e le impressioni riportate da Oppenheimer, il film si è mantenuto abbastanza fedele. Gli impianti nucleari, tuttavia, furono molteplici, non si limitarono solamente a Los Alamos dove Oppenheimer era a capo dell’operazione. Ne vennero costruiti due nel Tennessee e uno a Washington. Al Progetto Manhattan lavoravano all’epoca ben 120 mila persone, sebbene quelli a conoscenza del vero obiettivo finale si potessero contare sulle dita di una mano.

E così, il 16 luglio del 1945 si diede il via al Trinity Test, nome che Oppenheimer scelse ispirandosi alla poesia di John Donne. Lo shock, ambientale e psicofisico dei presenti, fu enorme. Secondo le fonti, le case a 100 miglia di distanza percepirono l’esplosione e le reazioni di chi era lì spaziarono dallo stupore, all’euforia, alla disperazione.

In questo clima quasi poetico, filosofico e senza ombra di dubbio incerto, chissà perché ad Oppenheimer vennero realmente in mente le parole della scrittura indù Bhagavad-Gita, più volte pronunciate durante il film:

Ora, sono diventato Morte, il distruttore di mondi.

Non possiamo quindi presupporre che il Fisico fosse ignaro della portata di ciò che aveva messo in piedi. Con ogni probabilità, era senz’altro ignaro di alcune reali intenzioni successive, o comunque delle conseguenze che le stesse avrebbero avuto su tante vite e sulla storia del mondo.

 

MA OPPENHEIMER, COSA PENSAVA DAVVERO DELLA BOMBA ATOMICA?

 

Oppenheimer

 

La guerra è guerra, lo sappiamo. A quanto pare, infatti, Oppenheimer fu entusiasta del suo lavoro e lo rimase fino al lancio finale in Giappone.

Diversi autori di biografie del Fisico descrissero il clima di esultanza che si respirava fra gli scienziati quando venne sganciata la prima bomba.

Quasi in estasi – proprio come Nolan cerca di far percepire agli spettatori -, Oppenheimer subito dopo il primo lancio disse alla folla che era troppo presto per affermare realmente quali potessero essere i risultati dell’attacco ma che ai giapponesi non sarebbe piaciuto, testuali parole.

Lo scienziato, di origine ebrea, fu da principio ossessionato dal tentativo di sopraffare i nazisti, superarli e – come disse anche alla fine – usare la bomba contro di loro, cosa che non riuscì a fare. Fu, azzardo a supporre, questa spinta irrefrenabile, questa percezione di se stesso come difensore dei buoni e cacciatore dei cattivi, a portarlo avanti nel progetto. D’altra parte, ogni grande azione, perché si configuri come tale, ha bisogno di poggiare i piedi su uno stimolo abbastanza valido da alimentarne il motore.

La seconda bomba devastò Nagasaki, in Giappone, il 9 agosto 1945, dopo che la prima aveva distrutto Hiroshima il 6 agosto: due date divenute tristemente celebri.

A quanto pare, per il secondo lancio il presidente Truman e Oppenheimer non furono neppure necessari, in quanto il Generale Spaatz aveva già ricevuto disposizioni per un successivo sgancio in autonomia. Il giorno dopo, Truman diede ordine di interrompere i bombardamenti.

E Oppenheimer? L’entusiasmo del primo lancio, con il secondo aveva lasciato il posto ad un senso d’angoscia interiore, ormai conscio di ciò a cui aveva condotto la sua ricerca.

Lo scienziato lasciò il suo incarico presso Los Alamos nel novembre del 1945 e nel discorso di congedo, il Fisico parlò del motivo iniziale che aveva spinto lui e gli altri scienziati a costruire la bomba: erano convinti fosse l’unico modo per vincere la Seconda Guerra Mondiale. Nondimeno, molti altri scienziati devoti alla ricerca scientifica ad ogni costo erano animati da curiosità e propensione al rischio.

Oppenheimer, la mente superiore, era però abbastanza conscio del fatto che l’utilizzo delle due bombe avrebbe messo il mondo davanti a un problema molto grande: quello della presa di coscienza della pericolosità di tali armi e del dovere di contribuire ad una soluzione comune.

 

MA OPPENHEIMER, ERA DAVVERO COMUNISTA?

 

Oppenheimer, la vera storia del padre della bomba atomica, dietro il film di Nolan

 

Il film parte, dunque, dalla fine: negli anni della Guerra Fredda, Oppenheimer fu nominato Presidente del Comitato consultivo generale per la Commissione per l’energia atomica e, a quel punto, si schierò contro la creazione di una bomba all’idrogeno. Considerando il conflitto che gli USA avevano in corso con l’Unione Sovietica, questa opposizione del Fisico venne vista come sospetta e – presto detto – il governo iniziò ad indagare su di lui.

A quel punto, nel 1953, l’allora presidente della Commissione per l’energia atomica Lewis Strauss, avverso a Oppenheimer e interpretato nel film da Robert Downey Jr., comunicò al fisico che il suo nulla osta di sicurezza era stato sospeso poiché egli era ritenuto collegato al Partito Comunista.

Il Fisico era effettivamente politicamente nell’occhio del ciclone: fra la sua ex amante Jean Tatlock, membro del Partito, suo fratello Frank e sua cognata, anch’essi membri, si trovava senz’altro in una posizione difficile. Chiese dunque un’udienza, la stessa con cui il film ha inizio, che durò quattro settimane.

Clamorosamente, alcuni ex colleghi testimoniarono contro di lui e Oppenheimer, perdendo il nulla osta, fu costretto a rinunciare alla carica. La storia insegna: quando tutti sono colpevoli, nessuno si ritiene responsabile e si va tutti alla ricerca di un capro espiatorio.

Solo nel 1962 il presidente Kennedy chiese ufficialmente scusa a Oppenheimer, convocandolo alla Casa Bianca. Nel 2022, ovviamente post mortem, il Segretario dell’Energia degli Stati Uniti ha annullato il provvedimento passato, parlando di Oppenheimer come di uno scienziato devoto alla ricerca e un patriota.

 

L’IMPORTANZA DELLA CONSAPEVOLEZZA

 

Oppenheimer, la vera storia del padre della bomba atomica, dietro il film di Nolan

 

Difficile dire se questo film, come le stesse vicende reali di Oppenheimer, siano un’esortazione a vedere la scienza semplicemente come tale, o una riflessione sull’importanza della pace e sulla potenza distruttiva delle armi.

L’esplosione della bomba è la fine della storia, la fine del passato, un passato che brucia e lascia spazio ad un presente sognato ma segnato, indelebilmente, senza più possibilità di tornare indietro.

L’esplosione della bomba rappresenta per gli esseri umani la rivendicazione di un potere: quello di autodistruggersi.

Lo scienziato ha fornito gli strumenti, è vero. Tuttavia, come afferma Gary Oldman nei panni di Harry Truman, è solo il Presidente a dare l’ordine, a premere il pulsante off su centinaia di migliaia di vite umane, in pochi attimi.

Può sembrare assurdo – e in effetti lo è – ma lo scienziato mosso da un’intrinseca ossessione megalomane verso la scoperta e l’evoluzione, è lo stesso che alla fine mette in guardia il mondo intero sulla minaccia che quelle armi rappresentavano per l’umanità. Perché è l’unico a conoscerle davvero.

Senso di colpa? Improvviso attimo di lucidità? Non lo sapremo mai veramente.

Certo è, che la seconda parte della vita di quest’uomo, usato dai decision makers per il suo genio e poi emarginato, abbandonato, accusato, è stata segnata dalla consapevolezza di aver contribuito a mettere in piedi una macchina di morte e distruzione di massa.

L’entusiasmo di aver cooperato alla salvezza dell’umanità si trasformò ben presto nel timore di un disastro ecologico e della possibilità di porre fine alla vita umana. Quando il timore si tramutò in evidenza, Oppenheimer sentì il bisogno di informare tutti dell’urgenza di attenzionare le decisioni future.

Un profondo atto di umiltà che – a dirla tutta – i suoi compagni di avventura e tutti coloro che davvero avevano deciso le sorti del popolo giapponese, non hanno avuto il coraggio di compiere.

Non mi piace vedere in lui il moderno Prometeo, com’è stato ultimamente definito.

Pensando a Oppenheimer, mi viene più in mente un moderno Signore dei Cieli, colui che con un lampo ha donato agli uomini il potere di decidere, per poi ricordargli con durezza dove li può condurre il libero arbitrio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com