Il Principe di Roma di Flacone: a metà tra Canto di Natale e Il Marchese del Grillo

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Presentato fuori concorso alla Festa del Cinema di Roma, il 15 ottobre 2022 e distribuito nelle sale cinematografiche italiane il 17 novembre dello scorso anno Il Principe di Roma, diretto da Edoardo Flacone, lo stesso Questione di Karma e Io sono Babbo Natale, con protagonista il tre volte Nastro d’argento Marco Giallini è una commedia italiana, prodotta da Lucky Red, Sky Cinema e Rai Italia, che sembrerebbe voler riportare sullo schermo quell’atmosfera tipica della commedia in costume sulla Roma papalina, resa celebre da grandissimi interpreti del passato quali Alberto Sordi ne ll Marchese del Grillo di Monicelli, o Gigi Proietti ne La Tosca di Luigi Magni.

 

Come abbiamo già fatto per il cinema americano, parliamo di cinema italiano. Il rimando alle commedie citate è apertamente dichiarato nel titolo Il Principe di Roma, che per assonanza rimanda alle avventure del Marchese nostrano di cui sopra, pur cambiandone i titoli nobiliari. Tuttavia, se almeno nella prima parte della pellicola la strada percorsa da Edoardo Falcone sembrava essere proprio questa, dalla seconda parte in poi ci si ritrova catapultati inaspettatamente in una specie di versione romanesca del Canto di Natale di Dickens.

 

IL PRINCIPE DI ROMA: TRAMA E PROTAGONISTI

 

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Il protagonista Bartolomeo – Giallini – è un avido traffichino romano, ossessionato dal voler riscattare le sue umili origini entrando a far parte della nobiltà romana. Egli tenterà di raggiungere il suo scopo in maniera meschina, cercando di comprare la mano – e di converso il titolo nobiliare – della figlia del principe Accoramboni, interpretato da Sergio Rubini.

Fin qui nulla di strano, si potrebbe dire, senonché, una volta chiariti gli intenti, si cambia direzione, e Bartolomeo si troverà non più a doversela vedere con i suoi  nobili affari, ma bensì a confrontarsi con tre fantasmi: Giordano Bruno – Filippo Timi -, Papa Alessandro VI – Giuseppe Battiston -, Beatrice Cenci – Denise Tantucci -, giunti al suo cospetto per giudicarne i gretti comportamenti.

L’omaggio all’opera dello scrittore britannico è chiarissimo, ma stona fortemente col suggerimento che si riceve invece dal titolo. Ci si aspetterebbe di trovarsi immersi in una storia popolare e popolana, terrena, fisica, e ci si ritrova invece trascinati di colpo in una dimensione fantasmatica e grottesca, giocando in maniera elementare e non troppo riuscita tra la dimensione onirica e quella reale, che mai sembrano dialogare tra loro fino in fondo.

 

UNA PARABOLA POCO RIUSCITA

Il Principe di Roma di Flacone: a metà tra Canto di Natale e Il Marchese del Grillo

 

Pur volendo andare oltre la delusione delle aspettative che il titolo potrebbe suscitare – un’opera non si riduce meramente al suo titolo – rimane difficile trovare motivo di stupore o meraviglia di fronte a questa pellicola. Non si intravede nessuna particolare ricerca nella regia, nei dialoghi, nella caratterizzazione dei personaggi, nella sceneggiatura.

L’intero film sembra girato con una certa fretta, senza un particolare messaggio da veicolare o emozione da trasmettere. Anche la recitazione, pur con nomi certamente conosciuti, non ingrana. Le battute sono basiche, l’evolversi della trama piuttosto scontato, si ride poco.

La volontà di mettere in scena la parabola della redenzione di un uomo avido, cinico, materiale, è chiara fin da subito, ma mancano brillantezza, brio, ritmo.

Insomma, se l’intenzione fosse stata quella di provare a fondere insieme le atmosfere del Canto di Natale con la romanità popolare o, più prosaicamente quella di puntare, con un po’ di furbizia, all’effetto di richiamo di un titolo familiare – come era in uso negli anni ‘70 – per riproporre, in maniera moderna, la commedia in costume dei bei tempi che furono, non ci è dato sapere.

Quello che però a nostro avviso è certo è che, sia un caso che nell’altro, il matrimonio non è riuscito, e Il Principe di Roma rimane, purtroppo, un prodotto ibrido e non ben definito o, detto francamente, rimane né carne né pesce.

 

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